Il Cinema per Fabio Mauri: Curated by Laura Cherubini
Private view: March 19 | 6PM
"From the very beginning, the world has always seemed to me like a great, but partially decoded, projection. The object-symbol of the current state of things, of us standing in front of reality, is a screen.... We do not capture all the conceivable reality ... but portions of the world that our culture allows us to distinguish and perceive ... humankind not only represents figures and bodies on the screen, but also invisible feelings and thoughts... We see through screens, through technology that includes cinema, photography, ect.."
-Fabio Mauri
EN:
Richard Saltoun Gallery is delighted to announce the first exhibition of the artist Fabio Mauri (1926–2009) at the gallery, curated by Laura Cherubini. The exhibition brings together works from the 1960s to the early 2000s, including film, found-object sculpture and installation, along the central theme of cinema.
Mainly concerned with the politics of visual culture and communications, Mauri's artistic practice is renownedly multifaceted, embracing performance, film, sculpture, installations, and mixed media works. His interests were widely disparate, including publishing, film, theatre, literature. The artist's youth was strongly marked by the events of the war and fascism, which had a profound impact on his artistic and intellectual legacy.
As director of the renowned Bompiani publishing house (of which his uncle, Valentino Bompiani, was the founder), he had a prominent role within Italian avant-garde circles, and was influenced by his friendships with important figures such as novelist Italo Calvino, philosopher and semiologist Umberto Eco, film director and enthusiast Pier Paolo Pasolini, and artist Jannis Kounellis.
The focal point of the exhibition is, Rebibbia (2006), a cabinet recovered from the Roman prison, belongs to the iconic Projections series. Started in the 1970s, the series consists of auteur films projected on unconventional historical media. The half-closed iron doors, on which Mauri projects "The Ballad of a Soldier," a film by Grigorji Chukhraj, symbolise a multiplicity of lives both lived and gone. The events of the war, linked to the place where this object was retrieved, not only document a historical event, but also narrate a reality in which various human events intertwine and merge. In the center of the gallery stands Pittura, a large film projector in which the canvas serves as a film, encapsulating the continuous dialogue between painting and cinema in Mauri's practice. Surrounding the space around it, the Schermi (Screens), made of unfolded canvas on frames and white cardboard serve as screen-drawing. Realised under the influence of Alberto Burri, these works celebrate the myth of cinema. The concept of the Screen emerged in early 1957 and remained essential to the articulation of Mauri’s oeuvre. The black band painted on the edges is a clear tribute to cinema, but also refers to television, computers and technology. Through this, Mauri offers us, simultaneously, a critique and analysis on the experience of our reality.
About Fabio Mauri:
Born in Rome in 1926, Fabio Mauri took his first steps in the art world in the early 1950s. Artist, author, lecturer, publisher and intellectual, his work is distinguished by prophetic insights into the role of the screen in contemporary society and research on ideology and memory. From 1979 to 1996 he taught Aesthetics of Experimentation at the Academy of Fine Arts in L'Aquila. He participated in the Venice Biennale in 1974, 1978, 1993, 2003, 2013, 2015 and was invited to dOCUMENTA (13) in Kassel. He died in Rome in 2009.
Fabio Mauri's works have been exhibited in prestigious international venues such as PS1 in New York, Walker Art Center in Minneapolis, Moca in Los Angeles, Philadelphia Civic Center Museum, Centre Pompidou, Jeu de Paume and Le Bal in Paris, and La Caixa in Barcelona. Since 1994, major retrospectives have been devoted to him at the National Gallery of Modern and Contemporary Art in Rome, the Kunsthalle in Klagenfurt, Le Fresnoy Museum in Lille, the Palazzo Reale in Milan, the Madre Museum in Naples, the Heart Museum in Herning, Mo, the Museo del Novecento in Florence, the Castello di Rivoli and major rooms at the Galleria d'Arte Moderna in Bologna, the Punta della Dogana Museum in Venice, Mamco in Geneva as well as Documenta(13) in Kassel, the 14th Istanbul Biennial and six Venice Biennials.
About Laura Cherubini:
In 1992 won the chair of History of Art at the Brera Academy, Milan. Contributor to "Flash Art" Italy and International. Vice president of MADRE museum, Naples (2011-17). Director of MACTE museum, Termoli (2019-2020). Curated the Italian Pavilion at the 1990 Venice Biennale and numerous exhibitions at Italian and international institutions: PS1-MoMA, New York; Vasarely Museum, Budapest; MAXXI, Rome; MACRO, Rome; GNAM, Rome; GAM, Turin. She has published monographs on De Dominicis, Accardi, Spalletti, Toderi, Bartolini, Pisani, Boetti, Mauri, Pivi and the volume Controcorrente. I grandi solitari dell'arte italiana (Boetti, De Dominicis, Fabro, Mauri, Pisani, Marisa Merz). She is a member of several Archives including Boetti, Angeli, Mauri, Marotta, Catalano. She directs the series "Le chiavi dell'arte" (Marinotti) and the magazine "Art" (Ducci Foundation). She received the Luigi Carluccio Awards for Young Criticism (1990) and Arte Sostantivo Donna (2017).
“Fin dall’inizio il mondo mi è sembrato una grande, e solo parzialmente decifrata, proiezione. L’oggetto-simbolo di questo stato delle cose, di questo nostro essere di fronte alla realtà, è lo schermo... Noi non vediamo tutta la realtà possibile... vediamo delle porzioni di mondo, quelle che la nostra cultura ci consente di distinguere e di vedere... Lo schermo è ciò su cui l’uomo rappresenta figure e corpi, ma anche sentimenti e pensieri invisibili... Noi vediamo per schermi, attraverso una tecnologia che è quella del cinema, della fotografia eccetera... Il primo schermo è disegnato, un foglio da disegno bianco con una cornice nera intorno diventa qualcosa di diverso da sé, diventa luce e buio, uno spazio che perde il segno di disegno; uno schermo in carta più piccolo aggettante (1958) somiglia a un televisore; un altro schermo aggettante è un monocromo nero... lo schermo era qualcosa di iniziale, una superficie pronta ad accogliere immagini, significati... ”. E infatti lo schermo ospiterà ogni sorta di immagini, oggetti, parole... E’ una tabula rasa che si anima ed è in definitiva la nostra mente che vi proietta qualcosa.
Mauri è un grande sperimentatore. Il libro ha sempre fatto parte della sua vita, sua madre sorella di Valentino Bompiani, la famiglia di suo padre proprietaria delle Messaggerie che distribuiscono libri, lui stesso ha lavorato nell’editoria.
E così uno dei suoi lavori più importanti nel 1971 assume la forma del libro: l’ultima immagine è quella di Leni Riefenstal con la macchina da presa. Il cinema fu una formidabile arma di propaganda, il libro si conclude con le parole “filmano tutto”. Sulla regista di Olimpia, Mauri tornerà più volte nel corso degli anni anche in quadri e disegni. In numerosi disegni degli anni Ottanta compare il tema della sala cinematografica, luogo deputato a un sogno collettivo. E’ interessante notare che alla fine del decennio appariranno in Italia i due più famosi esempi di film che celebrano la nostalgia della sala: Nuovo cinema Paradiso (1988) di Tornatore e Splendor (1989) di Scola.
Pittura è un grande proiettore cinematografico dove la tela prende il posto della pellicola. Il continuo scambio tra cinema e pittura è la materia viva dell’opera di Mauri.
Alla galleria La Nuova Pesa di Roma Mauri presenta Murato vivo (2005) consistente nella proiezione de La ballata di un soldato su una parete della galleria dove è stata realizzata una messa a nudo delle tracce elettriche attraverso uno scavo in corrispondenza dei fili, come se venissero allo scoperto le vene di un edificio-organismo, un corpo pulsante. Il film La ballata di un soldato di Grigorij Chukraj del 1959 porta un messaggio pacifista e presenta un notevole senso del paesaggio. Il soldato Alesa merita un premio, chiede solo una licenza per poter andare a trovare la madre, dopo un avventuroso viaggio riesce solo a salutarla per poi rientrare alla guerra da cui non farà più ritorno. Le ultime parole del film (presentato a Cannes, dove ottiene un premio speciale, nel 1960 e candidato all’Oscar per la sceneggiatura, cui aveva partecipato il regista stesso, nel 1962) sono: “Ha avuto solo il tempo di essere un soldato”.
Alla galleria Milano invece è presentato il lavoro relativo alla proiezione di immagini di famiglia su alcune scaffalature in ferro provenienti dal carcere di Rebibbia. Rebibbia si è liberata di questi arredi carichi di memorie, poi recuperati dall’artista.
Alla galleria Il Ponte di Roma la proiezione del film La ballata di un soldato si inquadra nello scaffale, viene fuori e si insinua nei cassetti, alcuni chiusi, altri aperti. La cassettiera è un esemplare identico a quello esposto a Milano, la differenza, è nelle aperture che sembrano schiudersi sulle memorie dei differenti casi della vita di cui sono impregnate, sulle tracce di “dolori diversi e ugualmente forti” che hanno ospitato. Se analizziamo i film utilizzati da Mauri per le proiezioni, possiamo notare che molti sono film di guerra, All’Ovest niente di nuovo, Westfront, Aleksandr Nevskij, La ballata di un soldato, spesso antimilitaristi, quando non espressamente pacifisti. E persino la storia di Giovanna d’Arco narra di una guerra. E’ importante comprendere che da una parte è estremamente interessante individuare i film usati nelle proiezioni; dall’altra però non è strettamente necessario capire di che film si tratta e vederlo in parte o per intero. Ciò che interessa Mauri è soprattutto il meccanismo della proiezione, che è quello del pensiero stesso.
E’ interessante notare che Fabio Mauri aveva progettato, e preparato bozzetti, per la mostra di Lille una vera e propria battaglia dei film con i proiettori incrociati. Forse come Linguaggio è guerra, anche cinema è guerra... Alla fine a Lille proietterà solo digitalmente la scritta “The end”, ma possiamo vedere i progetti...E in coda a tutto troviamo Coda rossa, la pellicola avvolta... Infine tutto torna allo schermo per celebrare ancora e sempre il mito del cinema.
Laura Cherubini
About Fabio Mauri:
Nato a Roma nel 1926, Fabio Mauri muove i primi passi nel mondo dell'arte all'inizio degli anni cinquanta. Artista, autore, docente, editore e intellettuale a tutto tondo, la sua opera si distingue per le profetiche intuizioni sul ruolo dello schermo nella società contemporanea e per la ricerca sull'ideologia e la memoria. Dal 1979 al 1996 ha insegnato Estetica della sperimentazione all'Accademia di Belle Arti dell'Aquila. Ha partecipato alla Biennale di Venezia nel 1974, 1978, 1993, 2003, 2013, 2015 ed è stato invitato a dOCUMENTA (13) di Kassel. Muore a Roma nel 2009.
Le opere di Fabio Mauri sono state esposte in prestigiose sedi internazionali quali il PS1 di New York, il Walker Art Center di Minneapolis, il Moca di Los Angeles, il Philadelphia Civic Center Museum, il Centre Pompidou, Jeu de Paume e Le Bal di Parigi, La Caixa di Barcellona. A partire dal 1994 gli sono state dedicate importanti retrospettive alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma, alla Kunsthalle di Klagenfurt, al Museo Le Fresnoy di Lille, al Palazzo Reale di Milano, al Museo Madre di Napoli, l’Heart Museum di Herning, al Museo del Novecento di Firenze, al Castello di Rivoli e importanti sale alla Galleria d’Arte Moderna di Bologna, al Museo Punta della Dogana a Venezia, al Mamco di Ginevra nonché a Documenta(13) di Kassel, alla 14ma Biennale di Istanbul e a sei Biennali di Venezia.
About Laura Cherubini:
Nel 1992 vince la cattedra di Storia dell’Arte all’Accademia di Brera, Milano. Collaboratrice di “Flash Art” Italia e International. Vicepresidente del museo MADRE, Napoli (2011-17). Direttore del museo MACTE, Termoli (2019-2020). Ha curato il Padiglione Italiano alla Biennale di Venezia del 1990 e numerose mostre presso istituzioni italiane e internazionali: PS1-MoMA, New York; Museo Vasarely, Budapest; MAXXI, Roma; MACRO, Roma; GNAM, Roma; GAM, Torino. Ha pubblicato monografie su De Dominicis, Accardi, Spalletti, Toderi, Bartolini, Pisani, Boetti, Mauri, Pivi e il volume Controcorrente. I grandi solitari dell’arte italiana (Boetti, De Dominicis, Fabro, Mauri, Pisani, Marisa Merz). Fa parte di diversi Archivi tra i quali Boetti, Angeli, Mauri, Marotta, Catalano. Dirige la collana “Le chiavi dell’arte” (Marinotti) e la rivista “Art” (Fondazione Ducci). Ha ricevuto i Premi Luigi Carluccio per la giovane critica (1990) e Arte Sostantivo Donna (2017).